Storia sociale della bicicletta by Stefano Pivato;

Storia sociale della bicicletta by Stefano Pivato;

autore:Stefano, Pivato; [Pivato, Stefano]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Biblioteca storica
ISBN: 9788815356338
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2019-09-14T22:00:00+00:00


Il movimento operaio contro lo sport (1909).

L’articolo di Bonomi suscita una vasta eco. Fra i primi a intervenire Giovanni Zibordi, uno degli esponenti di spicco dei socialisti riformisti, che si dichiara «perfettamente d’accordo per lo sport sano, ritempratore ed educatore delle energie fisiche, morali e quindi politiche e “rivoluzionarie”»[20]. Al tempo stesso egli stigmatizza «certi atteggiamenti irosi e rigoristi di giovani in cui rivive un’anima o uno stato d’animo cattolico, inquisitore e domenicano nelle forme, e salvatico, ascetico e disumano nella sostanza»[21]. Tuttavia, secondo Zibordi, occorre privare lo sport dell’«infatuazione frenetica» e del «microbo contagioso» che gli ha impresso la borghesia «per istinto o per calcolo consaputo»[22].

In questo dibattito si inserisce anche una figura come Angelica Balabanoff[23]. La rivoluzionaria russa, già allieva di Antonio Labriola e schierata sulle posizioni del più rigido intransigentismo, giudica il pronunciamento antisportista del congresso di Firenze in linea con quella «maturità di giudizio e […] coerenza» che i giovani socialisti avevano manifestato «più d’una volta»[24]. Occorre dunque prendere le distanze da quanti esaltano l’atmosfera che si è venuta a creare con lo svolgimento del Giro d’Italia e attendere piuttosto alla «preparazione […] dell’esercito rivoluzionario […] non solo nel senso esteriore dei “muscoli forti” ma nel senso di una coscienza salda […] riluttante a qualsiasi transazione»[25].

Il problema dello sport coinvolge più complessivamente il dibattito fra l’anima intransigente del socialismo italiano e quella revisionista.

Due anni dopo da quell’intervento Bonomi sarebbe stato espulso dal Partito socialista perché ritenuto troppo compiacente nei confronti della società borghese e dei suoi simboli. E a perorare la cacciata del leader riformista in occasione del congresso socialista di Reggio Emilia del 1912 è Benito Mussolini. Il futuro duce non è per nulla accondiscendente nei confronti della società capitalistica. Vero è che le cronache raccontano che, per manifestare il suo intransigentismo, sparge chiodi sulle strade per boicottare il passaggio del Giro d’Italia[26].

Vero o falso che sia l’episodio è comunque verosimile: la bicicletta, incarnazione del «lusso borghese e capitalistico», è accettata dai riformisti inclini ad accogliere i vantaggi che la società capitalistica mette a disposizione degli operai[27], mentre è rifiutata dai massimalisti per nulla disposti a mediare con la borghesia e i suoi simboli.



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